Vedi il Governissimo e poi muori

Enrico Letta e Silvio BerlusconiIl nuovo esecutivo affidato all’ex DC Enrico Letta è finalmente al completo con i suoi ministri, viceministri e sottosegretari distribuiti con parsimonia ai vari partiti e alle varie correnti. Un Governo che nasce sotto il ricatto autorevole di una figura storica come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che andrà avanti fino al termine di un altro ricatto, quello di Silvio Berlusconi condannato a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale.

Una presenza ing-ombra-nte

Una presenza ing-ombra-nte

Non moriremo democristiani – Ogni giorno che passa il PD si rende conto dell’errore di un’alleanza innaturale e autodistruttiva, ma allo stesso tempo sa di non poter più tornare indietro, stretto nel paradosso di dover eventualmente togliere la fiducia ad un esecutivo che si chiama Berlusconi e si firma Letta. Infatti ora l’iniziativa è nelle mani dell’avversario storico che oggi con l’Imu e domani con qualche altro pretesto scenico pre-elettorale, staccherà la spina al Governo correndo trionfalmente o per il Colle o per Palazzo Chigi. Sia che questo Governo duri a lungo e faccia le riforme, compresa quella costituzionale dell’elezione diretta del Capo dello Stato, sia che inciampi e vada a gambe all’aria in pochi mesi, il Caimano è in prima fila con i motori della campagna elettorale sempre caldi. Campagna elettorale che non è mai del tutto finita.

Intanto il Presidente del Consiglio Enrico Letta porterà la sua squadra di governo in ritiro in un’abbazia in Toscana “per fare spogliatoio“, con il Paese, sullo sfondo, immobile quasi cristallizzato da più di sessanta giorni, senza risposte e con tensioni striscianti pronte a palesarsi in modi inaspettati. La caratura centrista e conservatrice di questa “squadra” che mira con un riformismo di facciata a mantenere lo status quo non ci porterà lontano. “Per poter fare un passo in avanti, bisogna perdere per un attimo l’equilibrio” (M. Gramellini) e quindi bisogna uscire dall’ingessatura dell’austerità e fare scelte coragiose prendendo dei rischi. Mi sembra, dunque, evidente che da un Governo in queste condizioni, che si spacca sull’Imu o sull’elezione di un presidente di commissione, è fantasioso aspettarsi una “perdita di equilibrio”. Abbiamo, però, bisogno di un segno, concreto e immediato, lo pretendiamo e lo meritiamo. Questo segnale può venire dalla restituzione ai cittadini del potere democratico di eleggere i propri rappresentanti con una legge decente. Si può fare da subito cancellando questa legge elettorale infame, che nell’eventualità di elezioni improvvise sarà automaticamente sostituita dalle precedente. La rappresentanza è alla base del buon funzionamento della democrazia, senza di essa il Parlamento è svuotato di ogni potere ed è come si è visto in questi anni succube e servo del Governo, stravolgendo l’equilibrio  fondamentale dei poteri legislativo ed esecutivo.

Giulio AndreottiIl Divo – La morte del senatore a vita Giulio Andreotti ha sicuramente colto di sorpresa il mondo della politica e l’Italia intera. Era considerato quasi un immortale rappresentante di un certo modo di fare politica: discusso, combattuto, ma mai tramontato del tutto. Si è spento a 94 anni il Divo Giulio, portandosi dietro tanti misteri, proprio quando un Governo di chiaro stampo democristiano prende le redini del paese che egli stesso ha guidato per ben sette volte. Sarà morto contento, almeno lui che ha sempre combattuto gli estremismi di destra e di sisnistra compattando tutto nel centrismo democratico e cattolico, anche a costo di rapporti con la mafia, di morti ammazzati e di stragi. Il Presidente della Repubblica Napolitano ha dichiarato all’ingresso della camera ardente: “Lo giudicherà la storia“, ma la giustizia un verdetto l’ha già dato da tempo e la storia ne terrà necessariamente conto. La storia non va in prescrizione.

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