L’arte è cosa nostra

Cresce sempre più in Italia il fenomeno dell’Archeomafia, saccheggiatori d’arte usata come merce di scambio per droga e armi. Un’attività sempre in attivo nonostante la crisi.

Archeomafia

La nostra cara penisola è famosa in tutto il mondo per il tipico modo di fare criminalità organizzata: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, sono diversi i nomi per indicare con una sorta di “orgoglio” campanilista lo stesso cancro che da sempre tiene in pugno l’intero paese. Osservata, copiata, riprodotta un po’ in tutto l’occidente e non solo tanto da sentirsi ora minacciata dai loro stessi cloni. Ma la mafia italiana si è accorta, ormai da tempo, a differenza della maggior parte dei nostri politici, di avere qualcosa di unico da sfruttare e che nessun altro ha, l’arte.

Altro fattore di fama mondiale, questa volta in positivo, del nostro bel paese è proprio il patrimonio artistico: smisurato per quantità di opere e inestimabile per valore culturale.

Cosa lega una cosa così negativa come la mafia ad una tanto positiva come l’arte e la bellezza?

Il termine che interseca queste due realtà nostrane è ARCHEOMAFIA: “attività delle organizzazioni criminali che operano nel settore dei beni culturali, dediti a scavi archeologici clandestini, al furto e al traffico di opere d’arte” – dal sito di Legambiente.


La carta descrive i luoghi in cui ‘Ndrangheta (Calabria), Cosa Nostra (Sicilia), Camorre (Campania), Sacra Corona Unita (Puglia) e Basilischi (Basilicata) sono radicate e la loro penetrazione verso Nord.

Secondo l’IBAM-CNR (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche) i predoni di opere d’arte ci costano un punto percentuale annuo di PIL solo per il valore delle opere trafugate, senza considerare la ricchezza che potrebbero produrre se valorizzate e il valore culturale inestimabile.

L’arte italiana è molto ricercata all’estero da committenti privati, musei e gallerie, per questo viene utilizzata dalle organizzazioni mafiose come moneta di scambio per pagare partite di droga, armi e alimentare altri traffici senza lo scomodo utilizzo di denaro sporco. Secondo Legambiente sono “tre le figure tipiche del traffico di beni archeologici ci sono i tombaroli, che si occupano di “produrre il pezzo” attraverso scavi clandestini, furti e contraffazioni; i ricettatori, che trafficano il bene “piazzandolo” nel Paese d’origine se di valore medio-basso, all’estero se è invece medio-alto; i committenti-ricettatori, che rivendono gli oggetti a musei, case d’asta e privati in tutto il mondo“.

Questi reperti vengono esportati clandestinamente nei vari paesi richiedenti: in testa il Nord America, l’Australia e il Giappone dove fanno bella mostra nei musei grazie a false certificazioni incentivate dal controllo pressoché assente degli organi competenti.

Traffico di opere d'arte

Un po’ di dati – Dal rapporto annuale di Legambiente (Ecomafia2013) che fotografa la situazione dell’Ecomafia, viene fuori una parte rilevante e crescente che riguarda proprio il fenomeno dell’Archeomafia. “Nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte (891 a opera dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale), quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; e ancora 17.338 oggetti trafugati e ben 93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro di valore dei beni culturali sequestrati”.

Cosa nostraLe stime, rispetto a quello che si riesce a fermare e recuperare, sono ovviamente di gran lunga superiori causando all’Italia un danno grandissimo di cui nessuno si accorge dato che pochi riconoscono le potenzialità della cultura, della bellezza e dell’immenso patrimonio artistico di cui disponiamo. Come spesso accade, la mafia è lungimirante e sa portare avanti progetti redditizi in modo direttamente proporzionale all’incapacità dei politici con cui si trova a convivere.

Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

4 risposte a L’arte è cosa nostra

  1. gaiamaiolo ha detto:

    Trovo questo articolo molto interessante, complimenti! 🙂

  2. Grazie per questo tuo articolo con cui hai toccato un punto dolentissimo. Sembra che solo le mafie si siano accorte del valore dei gioelli di questo paese: i beni culturali, il territorio, le risorse. Solo dal basso, io penso, combattendo ogni giorno per la legalità e il diritto di sapere possiamo combatterle. Ti segnalo questa intervista a Antonio Pergolizzi, tra i curatori del rapporto Ecomafia http://www.cittadinireattivi.it/2013/06/17/ecomafia-2013-cosa-possono-fare-i-cittadini-la-parola-ad-antonio-pergolizzi-osservatorio-ambiente-e-legalita/

Lascia un commento